Francesco Karrer, presidente del Consiglio superiore dei Lavori pubblici, ha posto l'attenzione su una carenza delle scelte politiche generali operate nel passato: avere sostanzialmente avviato politiche incentrate sulla casa e quasi mai politiche urbane, con una mancanza di respiro strategico che ha causato molte storture. Ciò che serve è la definizione di politiche complessive centrali che abbiano sviluppi e ricadute locali, ogni altra impostazione rischia di non essere efficace. Anche perché - ha sostenuto Karrer - spesso la città in quanto tale è stata considerata come fattore negativo, generatore di storture. Ma oggi il quadro è cambiato e si può ripartire con progetti strategici proprio a partire dalla città. Ben venga la spinta verso un approccio integrato, perché di questo abbiamo bisogno: molto spesso, infatti, i piani urbanistici sono infarciti di norme ma senza una vera idea di città.
Molto pragmatico l'intervento del vicepresidente di Legambiente Edoardo Zanchini, che ha puntualizzato un aspetto preciso. Al di là delle dichiarazioni di principio è necessario che riqualificare un edificio costi meno di costruirne uno nuovo, altrimenti la tendenza non si potrà mai invertire. Accanto a questo occorrono norme che rendano obbligatoria sempre e ovunque la realizzazione di edifici in classe A e all'interno di questa logica prevedere incentivi per queste trasformazioni, non solo di singoli edifici ma di isolati, di parti di città. Accedere ai fondi strutturali per migliorare il saldo energetico e stimolare finanziamenti dal sistema bancario è un altro aspetto decisivo, ha affermato Zanchini. L'Italia rappresenta un'anomalia nell'intero quadro Ocse: è l'unico paese che non ha un ministero specifico dedicato alla città e all'edilizia pubblica, le competenze relative sono spezzettate, il che non permette politiche integrate. E così per le infrastrutture le priorità di finanziamento vanno sempre a strade, autostrade e alta velocità, poco e niente per le metropolitane. Va ribaltata la logica, ha concluso Zanchini, che prevede una ricerca di un privato disposto a costruire una stazione in cambio di cubature in altre zone: vanno trovate le risorse pubbliche per costruire la metropolitana e poi si procede agli interventi di densificazione.
Nella giornata c'è stato spazio anche per una anticipazione dei temi della ricerca Cresme-CNAPPC che sarà presentata a Milano in occasione del secondo appuntamento il 20 e 21 aprile alla Fiera. Lorenzo Bellicini, direttore del Cresme, ha illustrato alcuni elementi chiave del documento che vale la pena di analizzare. La ricerca prende le mosse dal dato economico negativo che stiamo vivendo con particolare riferimento al settore delle costruzioni: oggi il grande strappo con il passato è rappresentato dal crollo del reddito delle famiglie e dalla chiusura del credito, il che ha fatto collassare il mercato. È quella che Bellicini definisce una situazione di crisi di affordability, il punto in cui non ci si può più permettere di acquistare o cambiare la casa. E per l'Italia si tratta di un cambiamento profondo, una crisi che produce inevitabilmente una selezione del mercato per tutti gli operatori, in attesa del nuovo ciclo economico del settore. Ma in realtà il nuovo ciclo è già iniziato ed è caratterizzato da elementi quali ottimizzazione, risparmio, gestione, tecnologia. Elementi destinati a cambiare i modelli di casa e di città. È la riqualificazione il nuovo ciclo, nel 2010 sono stati ristrutturati 12 milioni di alloggi, il microrecupero è un mercato valutato 16 miliardi di euro all'anno. Le parole d'ordine delle costruzioni del futuro - che in realtà è già oggi afferma Bellicini - sono partenariato pubblico-privato, alta tecnologia, integrazione e gestione, costruzioni passive, ed edifici produttori di energia.

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