“Stato, Regioni e Comuni smettano di farsi una sciocca concorrenza e cooperino per cambiare subito le regole di governo del territorio sospendendo la prassi di concepire leggi settoriali. Quello che in questi giorni sta accadendo nei territori flagellati dalle inondazioni dimostra che al Paese serve una inversione di rotta: serve un programma nazionale di rigenerazione dei territori e poi una legge, diversa da quella in discussione in Parlamento, che integri il progressivo azzeramento del consumo di suolo con la trasformazione e il riuso delle città”.
Così il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori.
“Il primo passo - per fermare il dissesto idrogeologico - è quello di tracciare un cerchio rosso intorno alle aree urbanizzate. Quello che sta fuori non deve essere più lottizzato, ma nemmeno abbandonato: il suolo agricolo e verde deve essere abitato e curato; lo spazio della città all’interno del cerchio rosso, deve essere, invece, rigenerato, perché anch'esso, come dimostrano le "atlantidi" di questi giorni, è fragile e pericoloso.”
“Solo una politica di ampio respiro – continua - e l’istituzione di una agenzia per la rigenerazione urbana sostenibile, che coordini e faciliti gli interventi, possono realizzare un progetto ed una legge per una urbanistica diversa, che riparta dalla realtà delle cose. Realtà che, purtroppo, è fatta di torrenti intubati che esondano, di periferie invivibili, di mobilità urbana al collasso, di ciclo dei rifiuti fuori controllo, di energia sprecata, così come di centri storici minori bellissimi e abbandonati, di edifici vuoti e di centinaia di migliaia di case abusive”.
“E' ora - conclude - che i poteri pubblici riuniscano le migliori intelligenze dell'Italia per disegnare un progetto nuovo per le città, i territori e soprattutto per i cittadini. Le regole e le forme tradizionali dell'urbanistica non servono più. La città, il mercato, gli inquinamenti e la natura si evolvono troppo rapidamente per le ingegnerie normative e piani regolatori "conformativi" che sono già vecchi quando vengono approvati”.
Roma, 18 novembre 2014