La Stampa 
8 luglio 2016
Emanuela Minucci

 

L’Ordine degli Architetti ha le idee molto chiare sul futuro di Torino. E il suo neo-presidente, Massimo Giuntoli, vuole che questa chiarezza finisca al più presto sul tavolo del suo collega (e qui sta il punto), neo-vicesindaco Guido Montanari che nella giunta Appendino non è solo assessore all’Urbanistica, ma addirittura vicesindaco. «Proprio perché è un collega - spiega Giuntoli - da lui ci aspettiamo di più: ci auguriamo che lui avverta “il peso”, la responsabilità di essere un architetto: il suo predecessore Stefano Lo Russo, con cui avevamo comunque ottimi rapporti, era geologo, diciamo che Montanari non ha scuse, deve parlare la nostra lingua». Un po’ scherza e un po’ dice davvero, Giuntoli. Di sicuro c’è che a nome dell’Ordine ha già scritto una lunga lettera all’assessore Montanari, per spiegargli i progetti che come associazione spera di non vedere tramontare e la filosofia di fondo che sperano adotti.

Giuntoli, prima richiesta?

«Quella di usare di più gli architetti, anche se, come ha spiegato in alcune interviste proprio al vostro giornale, in alcuni casi pensa di sostituire i piccoli interventi alle macro-opere: anche per risistemare il verde pubblico o l’arredo urbano, una panchina o un parco è meglio se la mano scelta appartiene a qualcuno che ha la cosiddetta “vision” di insieme. Chiediamo poi che l’attenzione al dettaglio non faccia perdere una visione più ampia sulle grandi trasformazioni della città. Per far rivivere le periferie grazie a una dose massiccia di manutenzione ordinaria per esempio speriamo che ci si affidi agli architetti, e attraverso bandi. Non dimenticando poi i giovani, per i quali intendo gli under 40, con gare riservate a loro, almeno due all’anno».

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