la Repubblica  - Milano
18 luglio 2015
Franco Vanni

 

Dopo mesi di richieste e lettere di protesta, hanno deciso di rivolgersi al giudice civile. Gli architetti che hanno disegnato il Padiglione Italia chiedono a Expo 2015 Spa di essere pagati per i lavori di direzione dei cantieri e di adeguamento dell’opera compiuti da gennaio 2014. Giovedì alcuni professionisti degli studi Bms, Nemesi e Proger hanno incontrato i propri legali, con l’intenzione di trasmettere al tribunale entro fine mese la documentazione raccolta.

(…) «Palazzo Italia non risulta finito nelle sue componenti essenziali», scrivevano lo scorso 8 luglio gli architetti in una comunicazione al commissario Giuseppe Sala. Nel dettaglio, lamentano la mancata installazione di una decina di pannelli delle facciate interne e della piazza centrale, che comporterebbero «una gravissima mutilazione del progetto», imputata alla poca cura nei lavori di realizzazione dell’opera. Tanto che gli architetti parlano di «cancro che affligge le nostre opere pubbliche».

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Palazzo Italia, calvario senza fine Ora sono gli architetti a fare causa

La denuncia: non siamo stati pagati. La replica: vediamo cosa dice Cantone

Corriere della Sera - Milano
18 luglio 2015
Paolo Foschini

 

Il riassunto della vicenda, affidata ora all’avvocato Gaetano Scoca, è in pratica il seguente. Una volta vinto il concorso che nel 2013 assegnò allo studio Nemesi e altri tre partner la progettazione di Palazzo Italia, su quel progetto e per il centinaio di professionisti che ci lavorarono venne stipulato un contratto da circa un milione e 600mila euro. Il contratto assorbiva senza costi aggiuntivi, tra le altre cose, l’eventualità di varianti fino a un 5 per cento del valore dell’appalto iniziale. E ne escludeva altre. In seguito, come è noto, il progetto venne modificato in maniera sostanziale con un costo passato da 40 a quasi 54 milioni di euro: un aumento del 36 per cento che secondo gli architetti avrebbe dovuto comportare un adeguamento anche per loro. Molé elenca anche una serie di altre cose inizialmente non previste e tuttavia fatte, non ultimo il progetto del Padiglione Europa in extremis per il cardo italiano lo scorso gennaio. Se non la stipula di un contratto aggiuntivo, questa la richiesta che gli architetti ripetono a Expo da mesi, almeno trattiamo una transazione. Risultato? «Dopo che ci hanno chiesto in nome dell’urgenza di anticipare prestazioni professionali anche senza contratto — scrive Molé — l’Autorità Anticorruzione ha ritenuto illegittimo il nostro impegno». La settimana scorsa la lettera-ultimatum. 

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