Nel settore dell'energia pulita nell'Unione Europea si mantiene oltre il tetto di un milione di occupati, con un giro d'affari di 144 miliardi di euro nel 2014, in base all'ultimo rapporto di EurObserv'ER, il barometro delle rinnovabili europee.
L'Italia, con 82.500 occupati, occupa il quarto posto fra i Paesi dell'Unione Europea con la maggiore quota di posti di lavoro legati al settore, dopo gli altri tre big dell'Unione Europea: Germania (347.400 persone), Francia (169.630) e Gran Bretagna (92.850), ma prima della Spagna (60.950), della Svezia (50.350) e della Danimarca (40.900) da sempre i prima fila nelle rinnovabili. Ad incidere sono soprattutto eolico, fotovoltaico, biomasse, biocarburanti, pompe di calore e idroelettrico. II settore segna nel complesso una perdita di 44 mila posti di lavoro fra il 2013 e il 2014, che passano da 1,15 milioni a 1,11 milioni, in seguito alle preoccupazioni degli investitori per i tagli alle politiche di incentivi in diversi Stati membri e all'impatto indiretto della crisi finanziaria. A subire il maggiore calo, per il rapporto, è il fotovoltaico, che non è stato compensato dagli aumenti nell'eolico. L'eolico nell'Ue si conferma il principale volano di crescita e occupazione, con oltre 324 mila posti di lavoro e un giro d'affari di 48,3 miliardi, seguito dalle biomasse con 36 miliardi e 306 mila occupati.
II fotovoltaico incide per 15,4 miliardi e 120 mila posti di lavoro, mentre pompe di calore e biocarburanti contano 13,8 e 13,4 miliardi di euro, seguiti da biogas, idroelettrico, solare termico e geotermico. In Italia si contano 20 mila occupati nell'eolico, 19 mila nelle biomasse, 10 mila nel foto-voltaico, 8.500 nel campo delle pompe di calore, 5.500 sia per il geotermico che per i biocarburanti, 5 mila per il biogas. In termini di giro d'affari, la classifica dei Paesi leader nell'Ue non cambia. Anche in questo caso l'Italia non sale sul podio per un solo posto: con un totale di 144 miliardi, ne vale oltre 16, e appunto si classifica quarta dopo la Germania, che ne macina il doppio, quasi a quota 33 miliardi, la Francia a 19 miliardi e poi la Gran Bretagna poco oltre i 17 miliardi.