Corriere di Bologna
12 marzo 2015
Fernando Pellerano
In una cartellina i disegni di figura e nell’altra quelli di architettura. Fascicoli non qualsiasi, ma di guerra, dei campi di prigionia tedeschi. Sulla copertina il nome del campo, la data, la matricola, le generalità e l’indirizzo di casa S.Ten. Leone Pancaldi, via Toscana 183, Bologna. L’architetto e l’artista — noto per le sue opere, dalla Gam (nella foto, ndr) alla prima sede della Regione, dalla ristrutturazione della Pinacoteca alla realizzazione della tomba di Giorgio Morandi — tornò dai campi di concentramento nella sua città a piedi.
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Una vita intera — escluso il patrimonio artistico che rimane alla famiglia (nel ’75 una personale al palazzo dei Diamanti…) — che, dopo la custodia dei figli, verrà ora conservato, studiato, ordinato dalla Fondazione Gramsci e dall’Ordine degli architetti, grazie alla spinta della Fondazione del Monte e del suo portale «Una Città per gli Archivi»: la presentazione del «progetto» ci sarà il 17 marzo alle 18, nel giorno del centenario della nascita dell’architetto, all’Urban Center, con una prima mostra di materiali curata dall’Ordine.
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