Il “brutto” in Architettura imperversa in Sardegna, pur bellissima nei suoi paesaggi e raffinata nelle sue tradizioni. Un fenomeno contraddittorio che non riguarda solo l'isola, ma molte regioni del Meridione d'Italia e anche le periferie del Nord. "Il 70% del patrimonio edilizio esistente è stato costruito nel dopoguerra, in Sardegna la percentuale è anche maggiore". 

Lo ha detto  Alessandro Melis, direttore del Padiglione Italia alla Biennale di Architettura, parlando a margine del Festival “Bianco Nero” che si è  svolto a Cagliari la scorsa settimana.

"Sono stati importati modelli fuorvianti", osserva, "rispetto alla bellezza che già  esisteva. Per “correggere” questo patrimonio edilizio e trasformarlo da degenerativo in virtuoso serve coraggio da parte degli architetti e, soprattutto, da parte dei politici.

Occorre un cambio culturale che crei una discontinuità e in questo senso è  importante il ruolo delle donne e dei giovani: occorre cioè dare spazio a forze vitali della società finora emarginate per produrre energie che fino ad oggi non sono state sfruttate".

Sarà  l'emergenza climatica, forse, a creare la “rottura”: uno choc in grado di innescare un processo virtuoso non solo in Architettura e urbanistica, ma anche nei rapporti economici e sociali.”

 

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