Serve una “cartella clinica” delle infrastrutture italiane che offra in quadro del loro stato di salute, dalla costruzione al presente, per evitare catastrofi come quella del Ponte Morandi. È la proposta lanciata dall'Enea. "Le infrastrutture sono come corpi umani e di tanto in tanto hanno bisogno di un check-up", spiega Paolo Clemente, del laboratorio Enea di 'Tecnologie per la dinamica delle strutture e prevenzione del rischio sismico e idrogeologico', che fra le tante tecniche di analisi ne propone due: l'interferometria radar e i sensori a fibra ottica. "La prima si attua in loco e permette rapidamente di capire se c'e' un problema – ha spiegato Clemente - con uno strumento simile a una macchina fotografica che consente di rilevare le vibrazioni di una campata o di una pila di un viadotto in maniera veloce. La seconda è molto accurata e permette un monitoraggio continuo servendosi di sensori a fibra ottica capaci di misurare le oscillazioni oltre 100 volte al secondo". "Certo – ha aggiunto il professor Camillo Nuti, dell'Università Roma Tre- gran parte delle infrastrutture sono state realizzate col cemento armato e verificare le condizioni dell'armatura, che e' soggetta a corrosione, non e' semplice". In questo caso si utilizzano tecniche che sfruttano la corrente elettrica, o si fanno dei controlli a campione con l'endoscopio.