Nel 2018, la preferenza per la liquidità è sempre elevata e riguarda il 62% degli italiani, in lieve calo rispetto al 67% del 2017. Aumenta chi desidera investire una parte minoritaria dei propri risparmi, che passa dal 22% al 26%. Costanti coloro che ne investono la maggior parte (7%), mentre il 5% non si esprime.
E' questo l'identikit del risparmiatore italiano che emerge dall'indagine Acri-Ipsos su "Gli Italiani e il Risparmio". Rispetto al 2017 la situazione è sostanzialmente costante: stabile all'8% la quota dei possessori di certificati di deposito e di obbligazioni, di assicurazioni sulla vita/fondi pensione (25%, come nel 2017), di buoni postali (10%, come nel 2017), mentre calano lievemente i fondi di investimento (12%, -1 punto percentuale rispetto al 2017), i libretti di risparmio (18%, -5 punti) e il numero di correntisti (81%, -3 punti). Per gli italiani sembra che l'investimento ideale non esista più: il 30% ritiene che l'investimento ideale proprio non ci sia (in lieve calo, -3 punti rispetto al 2017), il 32% lo indica negli immobili (+1 punto sul 2017), il 31% indica gli investimenti finanziari reputati più sicuri (+2 punti rispetto al 2017). Ultimi, con il 7%, sono coloro che indicano come ideali gli strumenti finanziari più rischiosi (stabili rispetto all'anno passato). La dinamica degli investimenti immobiliari segna comunque una crescita per il 4* anno di fila al 32% dal 24% del 2014, ma molto lontani dal 2006, quando la percentuale di coloro che vedevano nel mattone l'investimento ideale era il 70%. La crescita della tensione all'immobiliare si registra solo al Sud e nelle Isole (38%); nel Nord, e soprattutto tra chi ha accumulato risparmi nel 2018, la preferenza va alle forme di investimento più sicure. Il risparmiatore italiano rimane attento alla (bassa) rischiosità del tipo di investimento: il dato è in crescita rispetto all'anno scorso dal 39% del 2017 al 43% di oggi e torna quasi al livello del 2016, pari al 44%. Inoltre, il risparmiatore italiano è preoccupato del sistema di tutele messo a difesa del suo risparmio: il 64% ritiene poco efficaci regole, leggi e controlli (era il 66% lo scorso anno), mentre il 36% li ritiene efficaci (erano il 34% nel 2017). Il 48% si aspetta che in futuro il risparmiatore sarà ancor meno tutelato, dato comunque in contrazione rispetto al 52% del 2017; gli ottimisti in fatto di tutela passano dal 19% al 24%, con un bel balzo di 5 punti percentuali; il 28% non si sbilancia: tutto resterà come ora, o non sa proprio che previsioni fare.

 

Mappa del sito