"In Italia edifici brutti e malconci delle periferie non vengono rottamati perché con le norme attuali e' impossibile la sostituzione edilizia".
Lo afferma il presidente dei Giovani Ance, Roberta Vitale. Vitale spiega che "nessuno ha interesse a 'rottamare' un edificio, ma si preferisce sempre operare con una ristrutturazione che, però, non garantisce un miglioramento sensibile dell'immobile, ne' in termini energetici, ne' da un punto di vista sismico". Infatti per demolire e ricostruire bisogna "prima chiedere un permesso di demolizione e poi chiederne un altro per nuova costruzione", in più la volumetria realizzabile diminuisce del 30%, e' necessario ripagare gli oneri di urbanizzazione (anche se sono stati già pagati all'epoca della prima costruzione) e quelli di costruzione. Eppure, come già avviene in paesi europei come la Francia, la Germania e l'Olanda, questo tipo di intervento potrebbe portare un ritorno "importante" nelle casse pubbliche, in termini di tasse e riduzione di costi sociali. Per incentivare la sostituzione edilizia, Vitale propone quindi di "considerare la ricostruzione a seguito di demolizione, a parità di volume e superficie utile, non come nuova costruzione, pagando gli oneri solo sulla eventuale parte eccedente alla volumetria precedente". Inoltre, si potrebbe rendere l'intervento di sostituzione edilizia realizzabile solo a patto che si costruisca un edificio in classe energetica A e con consumo di suolo pari o minore del precedente.