“Rilanciare l’appalto integrato, sulla base di un progetto preliminare, significa mortificare la centralità del progetto”.
Così il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori esprime il proprio dissenso sui contenuti della bozza di Regolamento attuativo del Codice dei contratti.
“La centralità del progetto costituisce un elemento fondamentale per la qualità delle opere pubbliche” - afferma il Presidente Giuseppe Cappochin. Siamo convinti che lo strumento migliore per rilanciarla e per promuoverla sia il concorso di progettazione a due gradi che oggi viaggia veloce sulle piattaforme informatiche, consentendo alle amministrazioni pubbliche di acquisire un progetto di fattibilità in tempi ridotti. Basti pensare al “Parco del Ponte”, il concorso internazionale di progettazione, bandito dal Comune di Genova dopo il crollo del Ponte Morandi, grazie al quale la stessa Amministrazione Comunale ha potuto acquisire un progetto di fattibilità per la rigenerazione del “quadrante Polcevera” in appena 130 giorni, individuando, inoltre, il professionista a cui affidare la progettazione esecutiva. Con le procedure ordinarie, 130 giorni non sarebbero bastati neanche per individuare il professionista a cui affidare la progettazione di fattibilità che avrebbe imposto ulteriori tempi, non offrendo alla stessa stazione appaltante la possibilità di scegliere la soluzione migliore a fronte di diverse proposte progettuali”.
Sulle lacune del nuovo regolamento Rino La Mendola, Vicepresidente del Consiglio Nazionale e Coordinatore del Dipartimento Lavori Pubblici, auspica che l’appalto integrato, sulla base di un progetto preliminare, sia stato rilanciato a causa di un refuso da eliminare nella stesura del testo definitivo, in quanto il regolamento non può stabilire procedure in contrasto con il Codice dei contratti che costituisce la norma di rango primario.
Per La Mendola “l’attuale bozza del regolamento costituisce un’occasione persa per aprire il mercato dei lavori pubblici agli operatori economici medio piccoli. Non recepisce i suggerimenti già precedentemente proposti dalle Professioni tecniche, confermando le limitazioni temporali per la valutazione dei requisiti speciali, già stabilite con le linee guida dell’ANAC che rischiano di riservare il mercato dei lavori pubblici a chi ha lavorato negli ultimi anni, escludendo i giovani e quei professionisti che, invece, non hanno avuto la fortuna di arricchire i loro curricula.
“Gli architetti contestano infine il fatto che il regolamento non stabilisca l’obbligo di iscrizione all’Ordine dei dipendenti che svolgono funzioni di Responsabile Unico del Procedimento, progettista, direttore dei lavori e collaudatore, nella consapevolezza che chiunque svolga attività così importanti, nell’ambito dei lavori pubblici, debba rispettare le norme di deontologia professionale e debba essere costantemente aggiornato, a prescindere dal fatto di svolgerle nel ruolo di libero professionista o di pubblico dipendente”.
Il Consiglio Nazionale degli Architetti, unitamente alla Rete delle Professioni Tecniche presenterà un documento con gli emendamenti proposti al fine di superare le criticità rilevate nel testo del nuovo regolamento di attuazione del Codice dei contratti, che sostituirà le linee guida, già emanate dall’ANAC, dal 2016 ad oggi”.
Roma, 28 novembre 2019.