Non basta ancora il primo successo ottenuto per le Società tra Professionisti. “Sulle reti d’impresa si muovano Governo e Parlamento: l’imperativo è rimuovere tutti gli ostacoli che ancora impediscono ai professionisti di accedere alle opportunità e agli incentivi volti a favorire - cosa questa, oltretutto, sancita in sede comunitaria - lo sviluppo degli studi professionali che altro non sono che PMI della conoscenza e della competenza.”
Così il Consiglio Nazionale degli Architetti, Paesaggisti e Conservatori all’indomani della presa di posizione dell’Agenzia delle Entrate alla quale gli architetti italiani hanno sottoposto un interpello per sapere se sia applicabile anche ad un architetto la normativa sulle reti di impresa.
L’Agenzia ha specificato, infatti, che possono partecipare alle reti di impresa i professionisti iscritti al registro delle imprese - e quindi tutti i professionisti che hanno costituito una STP, anche come società unipersonale o come società di persone – ma che è comunque necessario un intervento normativo per prevedere l’applicazione di incentivi fiscali ai professionisti riuniti, per l’appunto, in rete di impresa.
“La palla passa ora a Governo e Parlamento che hanno, così, l’occasione per dimostrare di voler davvero rimuovere una anacronistica discriminazione nei confronti dei professionisti italiani che ha la sua origine nel considerare le professioni intellettuali altra cosa rispetto alle forze economiche del Paese, quasi fossero estranee alle necessità di investimento per lo sviluppo”.
“La nostra richiesta non è autoreferenziale, ma serve per togliere il freno alle potenzialità inespresse dell’economia italiana che ha necessità urgente di investire nell’economia della conoscenza e della competenza.”
“I liberi professionisti - conclude il Consiglio Nazionale - sono a tutti gli effetti attori della scena economica e, come tali, vanno sostenuti anche attraverso una ristrutturazione del settore professionale, incentivando la creazione di reti inter-professionali, agili e flessibili, capaci di agire su mercati più ampi, aumentando il quoziente di innovazione digitale e l’uso di strumenti ormai indispensabili per l’agire sul mercato globale”.
Roma, 29 luglio 2015