Il Piemonte non sembra seguire la ripresa di Lombardia, Veneto e Emilia-Romagna anche se, nel 2017, qualche dato più positivo è emerso. Il PIL della Regione  nel 2016 è quantificato in poco meno di 130 miliardi a valore correnti (l’8% del totale italiano). L’economia regionale ha registrato due periodi di profonda crisi, nel 2008-2009 e nel 2012-2014, quando si è contratta più della media nazionale, ma dal 2015, anche il PIL del Piemonte è tornato a crescere. Dopo un rallentamento del ritmo di crescita dell’economia regionale nel 2016, le stime per il 2017 e le prime proiezioni per il 2018 sono più positive, grazie ad una vivacità del settore manifatturiero (+3,2% e +2,7% nel secondo e terzo trimestre 2017), e dei servizi, soprattutto ITC e servizi alle imprese.

Sono questi alcuni dei dati  -  che riguardano il Piemonte -  di una ricerca che il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori ha commissionato al Cresme sull’ andamento economico delle regioni italiane e che sono stati illustrati a Torino - alle OGR alla presenza di oltre mille architetti - nel corso della terza tappa di avvicinamento al Congresso Nazionale degli Architetti italiani in programma a Roma dal 5 al 7 luglio prossimi.

Propedeutici al Congresso nazionale, una serie di incontri nei quali sono coinvolti i cittadini, le associazioni, i rappresentanti delle Istituzioni e delle Autonomie locali, della politica, della cultura, dell’economia, della ricerca e la comunità degli architetti: un vero e proprio ascolto del territorio dal quale partire per  poi elaborare e lanciare  una serie di proposte concrete sulle città del futuro e per stimolare la politica su un tema – sottolineano il Consiglio Nazionale degli Architetti e gli Ordini territoriali di Piemonte e Valle d’Aosta – praticamente assente dalla campagna elettorale.  Città intese come  luoghi sicuri, sani e più belli e per creare, attraverso un ripensamento delle città, le condizioni per riavviare l’economia, promuovere le iniziative imprenditoriali, valorizzare i beni culturali, richiamare gli investimenti.

Per quanto riguarda il mercato del lavoro la ricerca sottolinea come lo scenario, pur in un quadro ancora debole sia in miglioramento. In Piemonte il tasso di disoccupazione era salito all’11,3% nel 2014, per scendere sotto la soglia del 10% dal 2016. Oggi, nei primi tre trimestri del 2017, si attesta sul 9,2%, contro l’11,2% dell’Italia;  il tasso di disoccupazione giovanile, tradizionalmente inferiore alla media nazionale, nel 2014 l’ha raggiunta, attestandosi sul 42%. Nell’ultimo dato disponibile, sebbene sia sceso al 36%, il suo livello definisce la difficoltà di soddisfazione della domanda occupazionale giovanile, se si confronta con un tasso che nel 2007 era meno della metà di quello attuale. L’occupazione mostra un preoccupante rallentamento della crescita. Diventando poco più che stagnante nel 2016 (solo un più 0,7% rispetto al 2015), nei primi tre trimestri 2017 conferma lo stesso modesto numero di occupati di un anno prima, a motivo di una riduzione degli occupati all’industria, costruzioni e agricoltura, non assorbito da una espansione dell’offerta nei servizi.
In Regione gli occupati nel periodo gennaio-settembre 2017 sono inferiori del 2,9% rispetto a quelli presenti nel 2008. Solo il settore dei servizi è uscito indenne dalla crisi, ma non quello dei servizi commerciali e ricettivi. I settori che più hanno contribuito alla perdita occupazionale sono le costruzioni e il manifatturiero, che hanno perso quasi 38 mila addetti ciascuno tra il 2008 e il 2017. Numeri che in termini percentuali indicano una fuoriuscita dell’8% per l’industria e ben del 27% per le costruzioni.

Ancora debole il settore delle costruzioni. Il valore della produzione delle costruzioni in Piemonte è pari nel 2017 a 10,7 miliardi di euro, poco più dell’8% del totale nazionale. La stima degli investimenti elaborati evidenzia come il settore solo dal 2016 è entrato in una fase di incerta  ripresa, settorialmente differenziata. Un segnale importante per il settore arriva però  dal mercato immobiliare: le compravendite in Piemonte sono costantemente in crescita del 2014 con tassi importanti nel 2016 (+23%) e un rallentamento nel tasso di crescita nel 2017 (+4%). L’incremento delle compravendite interessa sia il complesso dei comuni capoluogo che quello gli altri comuni della regione.

E’ comunque il turismo a trainare l’economia piemontese. Tra il 2008 e il 2016 gli arrivi turistici in regione sono cresciuti del 39%, quasi il doppio della media nazionale, arrivando a 4,8 milioni, e per le presenze (pari a 14 milioni nel 2016) il tasso registrato in Piemonte è pari a quasi tre volte quello medio nazionale. Nello stesso periodo gli esercizi turistici sono passati da 4.800 a 6.450, pari ad una crescita del 35%, ma l’offerta ricettiva in termini di posti letto è cresciuta solo dell’8%.

Per quanto riguarda la Valle d’Aosta, lo scenario demografico della regione evidenzia una flessione della popolazione giovane: nell’ultimo decennio i residenti di età inferiore a 15 anni sono aumentati di 477 unità, nel prossimo ventennio invece si stima una riduzione valutabile in oltre 1.500 unità (-8,9%). Alla consistente riduzione dei giovani farà riscontro un netto incremento della popolazione anziana (65 anni e più), che dagli attuali 30mila residenti giungerà a sfiorare i 40mila (+33,5%). Nel 2036 la composizione strutturale della popolazione avrà 57 anziani ogni 100 abitanti in età lavorativa (15-64 anni),  nel 2006 il rapporto era di 31 ogni 100 abitanti.
Il PIL della Valle d’Aosta nel 2016 è quantificato in 4,4 miliardi a valori correnti, pari ad appena lo 0,3% del totale italiano). L’economia regionale stenta a fuoriuscire dalla fase eccessiva, che in regione è stata particolarmente importante.  Nel periodo più recente, se il PIL ancora si riduceva, i  consumi delle famiglie tornano a crescere, anche più della media nazionale e le aspettative per il 2017 sono abbastanza ottimiste: l’industria è in recupero, grazie alla domanda interna e quella estera; si registra inoltre una moderata intensificazione dell’accumulazione di capitale, anche se la propensione all’investimento rimane ancora in media contenuta; il quadro per i servizi è anche più positivo, per effetto di una progressiva crescita del settore turistico.

Anche dal settore immobiliare, tornato a crescere, la ripresa è arrivata con notevole ritardo. Mentre in molte regioni nel 2014 il mercato immobiliare residenziale è tornato a crescere, in valle d’Aosta fino al 2015 il numero complessivo di transazioni si è ridotto fino al 2015. Nel 2016 il balzo è stato importante (+25%) ma nelle stime per il 2017 il livello è rimasto pressoché stagnante, a motivo di un arretramento della domanda nei comuni minori.

Il tasso di disoccupazione in Valle d’Aosta, pari al 3% nel 2004, è salito fino a quasi il 9% nel biennio 2014-2015,  ma nel periodo più recente si è attestato  al 7,3%. Dinamica simile, ma livelli assai diversi, per la disoccupazione giovanile, che era pari ad appena l’8% nel 2004 è ha raggiunto il 35% nel 2014, per scendere al 27% nel 2016. Un livello che definisce la difficoltà di soddisfazione della domanda occupazionale giovanile anche in questi territori.
Dopo Torino le prossime tappe di avvicinamento al Congresso Nazionale sono Venezia e Roma, rispettivamente  il 16 e il 22 febbraio.

#congressoarchitettippc2018

Torino, 9 febbraio 2018.

 

Mappa del sito