Il Sole 24Ore Edilizia e Territorio 
21 maggio 2015
Alessandro Lerbini e Giuseppe Latour

 

Sono le opere stradali ad impattare maggiormente sul territorio. Uno studio dell'Ispra, ripreso e analizzato dal Cresme, mostra (a sorpresa) che non sono i centri urbani con le nuove edificazioni a consumare più suolo ma le infrastrutture legate ai trasporti.

Nel rapporto «Il consumo di suolo in Italia» appena pubblicato dall'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale emerge che tra il 2006 e il 2013 sono stati edificati circa 230 kmq di suolo ogni anno, con un rallentamento del tasso di consumo nel 2013-2014 quando sono stati consumati 200 kmq.

La cementificazione, secondo lo studio, non si può spiegare solo con la crescita demografica: se negli anni '50 venivano consumati 167 mq per abitante, negli anni duemila si supera quota 330 mq/abitante (334 mq/abitante nel 2006, 338 mq/abitante nel 2008, 349 mq/abitante nel 2013 e 349 mq/abitante nel 2014). L'andamento dipende anche dalle diverse esigenze della popolazione che prevedono sempre una maggiore infrastrutturazione del territorio nonché un progressivo inurbamento del territorio che tende alla dispersione-diffusione.

(...)

«Questi dati - afferma Leopoldo Freyrie, presidente del Consiglio nazionale degli architetti - evidenziano che il problema principale non è l'edificazione ma la realizzazione di infrastrutture legate ai trasporti. La struttura della norma sul consumo del suolo la condividiamo, ma abbiamo ancora margini in commissione per apportare miglioramenti. Il testo va ricalibrato».

 

 

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