Il Sole 24 Ore
27 novembre 2017
Antonello Cherchi, Valeria Uva
L’equo compenso appena riconosciuto a tutti i liberi professionisti, iscritti all’Albo e non, per ora, resta limitato. Il principio di una remunerazione adeguata - introdotto nel decreto fiscale con una norma su misura per gli avvocati, poi estesa con un breve comma anche a tutti gli altri professionisti - segna sicuramente una svolta, a distanza di oltre cinque anni dall’abolizione delle tariffe minime. Ma passando dalla teoria alla pratica, non è di facile e immediata applicazione a tutta la galassia eterogenea del lavoro autonomo.
Un primo grande spartiacque è tra le professioni ordinistiche e quelle prive di Albi. In teoria l’equo compenso si dovrebbe applicare anche a queste ultime. (...) L’equo compenso come strutturato per gli avvocati non si applica, per esplicita esclusione della norma, alle imprese «rientranti nelle categorie delle microimprese o delle piccole o medie imprese». Se l’eccezione venisse confermata per tutti, i contratti con le Pmi e con i privati sarebbero, dunque, fuori dal perimetro dell’equo compenso. A essere esclusa sarebbe la maggior parte del tessuto produttivo italiano. (...) «Di fatto saremmo scoperti, visto che la maggior parte di noi lavora proprio per privati e Pmi», aggiunge Massimo Crusi, tesoriere del Consiglio nazionale architetti.«Di fatto saremmo scoperti, visto che la maggior parte di noi lavora proprio per privati e Pmi», aggiunge Massimo Crusi, tesoriere del Consiglio nazionale architetti.
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