Il Sole 24Ore
19 marzo 2015
Laura Cavestri

 

Se le fiere sono il “termometro” della salute di un settore, nella filiera dell’edilizia è ancora presto per dire se i piccoli segnali sapranno trasformarsi in una vera ripresa. Tra spiragli di nuovi ordinativi e lo spaccato desolante del sistema dei grandi appalti pubblici si è aperta ieri, nei padiglioni di Rho-Pero, alle porte di Milano, Made Expo, la fiera dell’edilizia, dell’architettura e delle finiture d’interni. 

In tutto 1.400 imprese di cui 140 straniere e 400 incontri B2B al giorno, per un settore che, negli ultimi 5 anni, ha perso un quarto degli occupati. Mentre a gennaio – dato Istat sempre di ieri – la produzione nelle costruzioni è aumentata dell’1% rispetto al mese precedente, confermando la tendenza al recupero registrata a dicembre 2014 (quando era cresciuta del 2,6%).

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Secondo Squinzi – che a una domanda sull’inchiesta degli appalti pilotati ha sottolineato come «la corruzione taglia la competitività» – è possibile farcela soprattutto «cogliendo i segnali positivi che ci arrivano dalla congiuntura economica internazionale, dal cambio euro-dollaro, dal prezzo del petrolio e dal Qe della Bce. Ma possiamo ritrovare una vera ripresa solo se metteremo mano alle riforme portando fino alla fine il programma di Governo al quale è stato dato solo il calcio d’inizio». In ogni caso, ha aggiunto il leader degli industriali «da parte nostra occorrono investimenti in ricerca e innovazione». E poi c’è il capitolo sicurezza e dissesto idrogeologico: «Bisogna investire – ha concluso Squinzi – per mettere il Paese in sicurezza. Ci sarebbero possibilità per interventi straordinari, tali da creare centinaia di migliaia di posti di lavoro». 

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