Il Resto del Carlino
26 febbraio 2017
Rita Bartolomei
Gli (altri) angeli del terremoto arrivano da tutta Italia, volontari superspecializzati ma quasi invisibili. Competenza e solidarietà. A forza di scrutare edifici e firmare schede complicatissime, preparano la strada alla ricostruzione. Ingegneri e geometri soprattutto, ma anche architetti e geologi. Decidono se uno sfollato può tornare in casa o no. Natale, ultimo dell’anno, domenica. I volontari sono sempre lì. Turni di otto giorni, dieci ore di lavoro quotidiano, camere doppie e pranzo al sacco. Presenza davvero imponente: 4.600 da fine agosto sui 6.000 professionisti dedicati ai sopralluoghi. Insomma più di tre volte tanto i dipendenti di Protezione civile, Regioni, forze armate e vigili del fuoco messi insieme. Lavoro strategico. (...)
Però affiorano malumori. Ad esempio per le ultime ordinanze che hanno ‘liberalizzato’ le AeDes. Prima andava così: la compilazione delle schede era possibile solo a chi aveva un ‘patentino’, abilitazione rilasciata in un corso di 60 ore. Ma dopo ottobre, nell’emergenza continua, è stata introdotta la via breve della soluzione Fast. "Due pesi e due misure", accusano i tecnici.
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Perplesso anche Walter Baricchi, architetto di Reggio Emilia, coordinatore del ramo protezione civile per il consiglio nazionale: "Per far fronte all’emergenza continua, si è passati dalla massima rigidità alla massima flessibilità, forse un po’ troppo". Gli architetti volontari da settembre ad oggi sono stati seicento, i geologi un centinaio. "Gli 8 giorni sono un condizionamento pesante – osserva Baricchi –. Se ho uno studio professionale, a differenza del dipendente pubblico che ha stipendio e lavoro garantiti, io non ho niente". Anche per questo nelle Marche si sono inventati la formula weekend. (...)
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