la Repubblica 
11 maggio 2016
Monica Rubino

 

Sette metri quadrati di terra fertile persi al secondo, 80mila ettari consumati dal 2012 a oggi, un’estensione pari a otto volte Parigi. I dati allarmanti dell’ultimo rapporto Ispra (Istituto superiore di ricerca ambientale) dimostrano che il nostro Paese ha un livello di consumo di suolo tra i più alti in Europa, nonostante le caratteristiche orografiche del territorio e l’elevato rischio idrogeologico. Ma se negli ultimi trent’anni sono stati divorati 5 milioni di ettari di terreni agricoli, una media di 80 campi da calcio al giorno, evidentemente il cemento ha avuto la meglio.

Domani, probabilmente, la Camera darà il via libera al ddl sul “Contenimento del consumo di suolo”, una legge che è in ballo da 4 anni e che finalmente arriva al voto in un ramo del Parlamento. L’obiettivo, ambizioso, è quello di tutelare i nostri paesaggi, ridurre gradualmente la cementificazione indiscriminata e arrivare entro il 2050 al “consumo zero” di suolo fertile. Ma il provvedimento ha avuto un percorso molto faticoso e ha messo in allarme l’Anci perché, secondo i Comuni, imponeva vincoli troppo rigidi all’edificazione. Così, a furia di emendamenti e deroghe, il testo originario è cambiato parecchio. 

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