Corriere della Sera
15 febbraio 2015
Alessandro Capponi

 

 

(...) il Palazzo della civiltà italiana (poi ribattezzato «della civiltà del lavoro»), il cosiddetto Colosseo quadrato, uno dei simboli della nostra architettura. Perché adesso, per una questione di casse vuote dell’Eur spa — la società che amministra un patrimonio immobiliare da centinaia di milioni nel quartiere romano voluto dal fascismo — il palazzo è a rischio vendita. Come un bene immobile qualsiasi, come un appartamento di pregio, come un gioiello di famiglia da sacrificare per fare cassa. Il palazzo dell’incapacità italiana. 

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«Il Comune rimane inspiegabilmente in silenzio ma comunque è impensabile vendere il Palazzo della civiltà del Lavoro — commenta il senatore Ranucci — sarebbe come cedere un pezzo di storia: certo è nato in un’epoca negativa ma là hanno lavorato i grandi architetti italiani, è il luogo del razionalismo, celebrato nel mondo. La “Nuvola” va assolutamente completata ma bisogna trovare i soldi altrove, non vendendo un pezzo di storia». Il palazzo della (cosiddetta) civiltà italiana. 

 

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