Corriere della Sera - Milano
3 dicembre 2016
Pierluigi Panza

 

Il presidente della Triennale, Claudio De Albertis, scomparso ieri dopo una lunga malattia, era nato a Genova nel 1950. (...) laureato in ingegneria al Politecnico di Milano nel 1976 e da allora era entrato nell’impresa di costruzioni di famiglia, la Borio Mangiarotti, fondata dal nonno, Carlo Mangiarotti. (...). De Albertis fu impegnato nell’associazionismo dal 1981, quando assunse l’incarico di membro di Assimpredil, divenendone poi presidente. Seguirono le presidenze all’In-Arch (Istituto nazionale di architettura) e all’Ance (Associazione nazionale costruttori edili), (...)

Cinque anni fa fu nominato presidente della Triennale. Qui, da subito, De Albertis si mobilitò per favorire l’apertura ai privati anche con la creazione degli Amici della Triennale, la risistemazione della terrazza con apertura del ristorante panoramico e la ricerca di nuove fonti di finanziamento. I suoi maggior meriti vanno nell’aver rilanciato la centralità dell’architettura e aver riportato l’Esposizione internazionale triennale. 

 

Claudio De Albertis, costruttore illuminato

Il Sole 24Ore
3 dicembre 2016
Giorgio Santilli

 

È stato uno dei primi, non solo fra i costruttori, a capire che la rigenerazione delle città, la qualità ambientale e la buona architettura sono motori di sviluppo straordinari. Usava quel termine, rigenerazione, riempiendolo di un sapore al tempo stesso fisico e culturale, ben prima che diventasse espressione di moda. Claudio De Albertis era così: bandiera illuminata del mondo dell’edilizia in Italia e uomo di cultura alla guida della Triennale di Milano. Poche altre cose lo avevano reso più felice e orgoglioso dell’incarico di presidente della Triennale di Milano. Quell’impegno era un modo - anche nel suo racconto - per rappresentare il legame forte fra la vita di imprenditore che aveva saputo sempre guardare avanti e quel bisogno di scendere in profondità nelle cose. Era “uomo del fare”, ma sapeva fermarsi a pensare, a riflettere, a parlare. Non mancavano mai un sorriso e una straordinaria gioia di vivere.

 

(...)

 

 

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