Corriere di Brescia
15 ottobre 2015
Maria Paola Pasini

 

Nella seconda metà del Cinquecento dominano i fasti della Venezia del Sansovino, della Vicenza di Palladio e Scamozzi, della Verona del Sanmicheli. E Brescia? (...)  ora la «Bressa» della seconda metà del XVI secolo — vitale, ambiziosa e lungimirante — viene riportata all’attenzione grazie a un convegno di studi (titolo: «Architettura, Arte e Società a Brescia nel secondo Cinquecento»), promosso dall’Ateneo di Brescia presieduto da Sergio Onger con il patrocinio dell’Accademia Olimpica e di altri enti, le due Università bresciane, Brescia Musei, Fondazione Cab, Associazione Il Florilegio e l’Ordine professionale degli architetti. (...)

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Ci sono poi i palazzi, tanti, bellissimi. Sorgono in quel cinquantennio più o meno. Il Dicatam dell’Università di Ingegneria ne ha censiti, rilevati, schedati quattordici: Maggi-Gambara, Avogadro di san Zenone dell’Arco, il Casino Avogadro, Uggeri, Maggi di Gradella. Presto ci sarà anche un portale internet in cui saranno disponibili le notizie raccolte. 

«E soprattutto la Brescia di quegli anni — sottolineano Piazza e Valseriati — poteva contare su una classe dirigente di altissimo livello e di grande cultura. I deputati delle opere pubbliche e gli architetti del Comune trattavano alla pari con i principali artisti di quegli anni, valutavano progetti, attribuivano incarichi». Insomma avevano a che fare con tutte le archistar del loro tempo senza soggezione? «Entravano nel merito dei progetti, li discutevano con competenza e lungimiranza e puntavano sui migliori architetti e artisti della loro epoca».

 

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