Il Sole 24Ore 
23 ottobre 2016
Franco Lorenzoni

 

Le macerie della scuola di Amatrice appena ristrutturata non si possono dimenticare. È urgente che chi governa a livello centrale o periferico si preoccupi dell’incolumità di bambini e ragazzi e che i fondi stanziati siano spesi, ma cerchiamo di non perdere questa occasione per ripensare in modo radicale agli spazi in cui si educa. (...) Dunque l’organizzazione dello spazio va ripensata a fondo perché influenza fortemente le relazioni reciproche e il rapporto con il sapere e l’apprendimento. 

Chandra Livia Candiani, animatrice di laboratori nelle classi multietniche di Milano, autrice di poesie e del bel libro Ma dove sono le parole?, sostiene con icastica precisione che forma chiama forma. «La sequenza è questa: entro in classe e facciamo un cerchio di sedie o ancora meglio noi seduti a terra. Una volta, una maestra ha unito i banchi, non solo le sedie, e ha fatto un rettangolo: i bambini hanno scritto in prosa. Le ho chiesto di levare i banchi e anche se le sono sembrata astrusa, alla fine pure lei è rimasta sbalordita da come la forma chiama forma e dalle prose sono uscite delle poesie».

(...)

Il governo ha reperito fondi per l’edificazione di 51 scuole innovative. Con fatica e ritardi burocratici sono stati individuati siti in ciascuna regione ed è stato promosso un bando di idee, a cui hanno risposto centinaia di studi di architetti. I progetti che arriveranno il 31 ottobre saranno certamente più di mille. 

L’idea di rimettere mano alle normative sull’edilizia scolastica, ormai obsolete, facendo tesoro di suggerimenti progettuali innovativi è interessante, ma chi selezionerà i progetti che giungeranno al MIUR? Se fatto seriamente, un lavoro così complesso e impegnativo dovrebbe riunire diverse professionalità e allora perché non è stato previsto alcun fondo? Chi lo farà? Inoltre, per come è stato concepito questo concorso di idee, si potrà creare la paradossale situazione di un progetto che vinca il bando ma poi il Comune, nel realizzare la scuola, potrà rivolgersi ad altri. Infine ha senso giudicare un’idea progettuale senza conoscere il luogo in cui verrà realizzata?

 

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