Il Sole 24Ore 
28 giugno 2015
Fulvio Irace

 

 

Anche i musei hanno i loro scheletri negli armadi : qualche volta poi nascondono la polvere sotto i tappeti. Come Palazzo Rosso a Genova dove, durante le naturali revisioni imposte dall’usura del tempo, proprio da sotto i tappeti è venuta fuori la polvere. Anzi, la storia: cioè i policromi pavimenti ottocenteschi delle sale del secondo piano nobile, occultati nell’ambito della sistemazione postbellica più di mezzo secolo fa da un tappeto di feltro rosso perché ritenuti incompatibili con il recupero in chiave seicentesca del palazzo. Nel 1980,il feltro originale venne sostituito da moquette rossa che per altri trent’anni ha continuato a celare i preziosi pavimenti: nel 2013 però, quando Piero Boccardo - attuale direttore dei Musei di Strada Nuova - è stato costretto a rimuoverne la parte su cui rischiavano di inciampare guardiani e visitatori , si è scoperchiato il classico vaso di Pandora. La moquette rimossa ha messo in luce i pregevoli pavimenti- attribuibili alla prima metà del XIX secolo secondo attente ricerche d’archivio - riaprendo il dibattito su un allestimento per tanto tempo considerato indiscutibile e anzi esemplare.

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L’allestimento di Albini è diventato a sua volta una realtà storica, ma le sue basi ideologiche pongono la questione: se cambiano sensibilità e cultura della modernità, si sarà autorizzati a proporre drastici cambiamenti senza incorrere nell’accusa di lesa maestà? Palazzo Rosso potrebbe tornare a essere “dimora” e cioè museo dell’abitare per la straordinaria sequenza di appartamenti dal 1600 al 1950, quando Albini costruì la magica «casa per amatore d’arte» destinata ad abitazione della stessa Marcenaro? 

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immagine: Palazzo Rosso, Sala Autunno – foto Visconti ©MuseidiStradaNuova

 

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