Il Sole 24Ore Edilizia e Territorio
16 marzo 2015

 

«Le nostre proposte sulla rigenerazione delle città, sulla manutenzione del territorio, sull'investimento nell'economia delle conoscenza, sulla semplificazione amministrativa, la valorizzazione dei giovani talenti e la promozione della cultura architettonica vista come espressione della cultura e della produttività del Paese sono da molto tempo sul tavolo della politica, anzi nei cassetti della politica, basterebbe aprirli e iniziare a fare per affrontare finalmente la crisi dell'edilizia». 

Così il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori. «Sembra, infatti – continua – che solo ora molti si accorgano, Istat in primis, che l'edilizia ha pagato, con la perdita di mezzo milione di posti di lavoro - ottocentomila per l'Ance - più di ogni altro settore in questi cinque anni di crisi e che il deficit italiano è stato finanziato con una delirante imposizione fiscale sulla casa e sul settore delle costruzioni che ha distrutto il comparto della progettazione e delle costruzioni che era vanto dell'Italia nel mondo». 

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Architetti: il Governo punti sulla rigenerazione urbana

edilportale.com
17 marzo 2015
Alessandra Marra

 

Il settore delle costruzioni in quasi 5 anni ha perso praticamente un quarto degli occupati totali; dal terzo trimestre 2010 fino agli ultimi mesi del 2014, il calo e' ininterrotto.

A dimostrarlo sono gli ultimi dati Istat sull'occupazione nel settore edile, ma il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori aveva lanciato l’allarme già da molto tempo.

“Sembra, infatti – ha dichiarato il CNAPPC – che solo ora molti si accorgano, ISTAT in primis, che l'edilizia ha pagato, con la perdita di mezzo milione di posti di lavoro (ottocentomila per l’Ance) più di ogni altro settore in questi cinque anni di crisi e che il deficit italiano è stato finanziato con una delirante imposizione fiscale sulla casa e sul settore delle costruzioni che ha distrutto il comparto della progettazione e delle costruzioni che prima era vanto dell'Italia nel mondo”.

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Il CNAPPC nel tempo ha esposto al Governo le possibili soluzioni per rilanciare il settore; “le nostreproposte sulla rigenerazione delle città, sulla manutenzione del territorio, sull'investimento nell'economia delle conoscenza, sulla semplificazione amministrativa, la valorizzazione dei giovani talenti e la promozione della cultura architettonica vista come espressione della cultura e della produttività del Paese sono da molto tempo sul tavolo della politica, anzi nei cassetti della politica, basterebbe aprirli e iniziare a fare per affrontare finalmente la crisi dell’edilizia”.

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Crisi edilizia, la miopia dei governi e le proposte lasciate nei cassetti

Cnappc: in Italia i Governi emarginano le migliori energie, sono incapaci di uscire da politiche tradizionali e di progettare il futuro

casaeclima.com 
16 marzo 2015

 

 “Ora che gli organi di stampa e personalità pubbliche sembrano aver compreso l’allarme degli architetti italiani, ovvero che mentre si discuteva dell'art. 18 centinaia e centinaia di migliaia di persone rimanevano senza lavoro, il Governo intende finalmente intervenire?”

Se lo sta chiedendo il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori. “Sembra, infatti – continua il Cnappc – che solo ora molti si accorgano, ISTAT in primis, che l'edilizia ha pagato, con la perdita di mezzo milione di posti di lavoro - ottocentomila per l’Ance - più di ogni altro settore in questi cinque anni di crisi e che il deficit italiano è stato finanziato con una delirante imposizione fiscale sulla casa e sul settore delle costruzioni che ha distrutto il comparto della progettazione e delle costruzioni che era vanto dell'Italia nel mondo”. 

LE PROPOSTE CI SONO. “Le nostre proposte – ricorda il Consiglio nazionale degli architetti - sulla rigenerazione delle città, sulla manutenzione del territorio, sull'investimento nell'economia delle conoscenza, sulla semplificazione amministrativa, la valorizzazione dei giovani talenti e la promozione della cultura architettonica vista come espressione della cultura e della produttività del Paese sono da molto tempo sul tavolo della politica, anzi nei cassetti della politica, basterebbe aprirli e iniziare a fare per affrontare finalmente la crisi dell’edilizia”.

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Architetti, governo ha nostre proposte. Politica 'apra cassetti', idee su semplificazione e giovani

ANSA 
16 marzo 2015

 

"Le nostre proposte sulla rigenerazione delle città, sulla manutenzione del territorio, sull'investimento nell'economia delle conoscenza, sulla semplificazione amministrativa, sulla valorizzazione dei giovani talenti e sulla promozione della cultura architettonica vista come espressione della cultura e della produttività del Paese sono da molto tempo sul tavolo della politica, anzi nei cassetti della politica, basterebbe aprirli e iniziare a fare per affrontare finalmente la crisi dell'edilizia". A sostenerlo è il Consiglio nazionale dell'ordine degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori. Sembra che soltanto adesso molti si accorgano, prosegue, che "l'edilizia ha pagato, con la perdita di mezzo milione di posti di lavoro (800.000 per l'Ance, l'Associazione nazionale dei costruttori) più di ogni altro settore in questi cinque anni di crisi e che il deficit italiano è stato finanziato con una delirante imposizione fiscale sulla casa e sul settore delle costruzioni che ha distrutto il comparto della progettazione e delle costruzioni che era vanto dell'Italia nel mondo". I professionisti sottolineano che "da tempo abbiamo lanciato l'allarme, senza che i governi se ne preoccupassero, che la perdita di metà dei fatturati dei progettisti con redditi sotto la soglia di povertà, e per questo motivi costretti a chiudere gli studi o ad emigrare, erano e sono segnali gravissimi per un settore che è trainante per tutta l'economia". E "l'unico risultato è stato quello di eliminare, in preda ad un furore degno di miglior causa, ogni regola tariffaria in nome di una illusoria idea di 'concorrenza' che però non ha toccato i grandi interessi monopolistici, di fare intervenire l'antitrust contro il principio di 'dignità' della professione legato ad un minimo di retribuzione dell'attività peraltro stabilito dall'art. 36 della Costituzione, che evidentemente si deve applicare a tutti meno che a noi professionisti", si legge ancora nella nota degli architetti, che si chiedono, infine, se ora l'esecutivo intenda, o meno, "intervenire". 

 

 

Edilizia, Architetti a Governo: aprite i vostri cassetti e leggete le nostre proposte per rilanciare il settore

AGENPARL 
16 marzo 2015

 

“Le nostre proposte sulla rigenerazione delle città, sulla manutenzione del territorio, sull’investimento nell’economia delle conoscenza, sulla semplificazione amministrativa, la valorizzazione dei giovani talenti e la promozione della cultura architettonica vista come espressione della cultura e della produttività del Paese sono da molto tempo sul tavolo della politica, anzi nei cassetti della politica, basterebbe aprirli e iniziare a fare per affrontare finalmente la crisi dell’edilizia”

Così il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori.

“Sembra, infatti – continua – che solo ora molti si accorgano, ISTAT in primis, che l’edilizia ha pagato, con la perdita di mezzo milione di posti di lavoro –  ottocentomila per l’Ance –  più di ogni altro settore in questi cinque  anni di crisi e che il deficit italiano è stato finanziato con una delirante imposizione fiscale sulla casa e sul settore delle costruzioni che ha distrutto il comparto della progettazione e delle costruzioni che era vanto dell’Italia nel mondo”

“Da tempo abbiamo lanciato l’allarme –   senza che i Governi se ne preoccupassero – che  la perdita di  metà dei fatturati dei progettisti con redditi sotto la soglia di povertà, e per questo motivi costretti a chiudere gli studi o ad emigrare, erano e sono segnali gravissimi per un settore che è trainante per tutta l’economia.  L’unico risultato è stato quello di eliminare, in preda ad un furore degno di miglior causa, ogni regola tariffaria in nome di una illusoria idea di “concorrenza” che però non ha toccato i grandi interessi monopolistici, di fare intervenire l’antitrust contro il principio di “dignità” della professione legato ad un minimo di retribuzione dell’attività peraltro stabilito dall’art. 36 della Costituzione, che evidentemente si deve applicare a tutti meno che a noi professionisti”.

“I nostri rapporti analitici realizzati con il Cresme, la richiesta reiterata di una vera politica di rigenerazione urbana, la necessità di investire sui nostri mestieri e di non essere come sempre esclusi dalle politiche degli incentivi hanno in questi anni raccontato la miopia di Governi che emarginano le migliori energie, incapaci di uscire da politiche tradizionali e progettare il futuro”.

“Ora che  gli organi di stampa e personalità pubbliche sembrano aver compreso l’allarme degli architetti italiani, ovvero che mentre si discuteva dell’art. 18 centinaia e centinaia di migliaia di persone rimanevano senza lavoro, il Governo intende finalmente intervenire?”

 

 

Edilizia: architetti a Governo, leggete nostre proposte per rilancio settore 

Adnkronos/Labitalia
16 marzo 2015

 

"Le nostre proposte sulla rigenerazione delle città, sulla manutenzione del territorio, sull'investimento nell'economia delle conoscenza, sulla semplificazione amministrativa, la valorizzazione dei giovani talenti e la promozione della cultura architettonica, vista come espressione della cultura e della produttività del Paese, sono da molto tempo sul tavolo della politica, anzi nei cassetti della politica: basterebbe aprirli e iniziare a fare per affrontare finalmente la crisi dell'edilizia". Così il consiglio nazionale degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori.         

"Sembra infatti -continua- che solo ora molti si accorgano, Istat in primis, che l'edilizia ha pagato, con la perdita di mezzo milione di posti di lavoro, ottocentomila per l'Ance, più di ogni altro settore in questi cinque anni di crisi e che il deficit italiano è stato finanziato con una delirante imposizione fiscale sulla casa e sul settore delle costruzioni che ha distrutto il comparto della progettazione e delle costruzioni che era vanto dell'Italia nel mondo''.         

''Da tempo -continuano gli architetti- abbiamo lanciato l'allarme, senza che i governi se ne preoccupassero, che la perdita di metà dei fatturati dei progettisti con redditi sotto la soglia di povertà, e per questo motivi costretti a chiudere gli studi o ad emigrare, erano e sono segnali gravissimi per un settore che è trainante per tutta l'economia".  "L'unico risultato è stato quello di eliminare, in preda a un furore degno di miglior causa, ogni regola tariffaria in nome di una illusoria idea di 'concorrenza' - avverte - che però non ha toccato i grandi interessi monopolistici, di fare intervenire l'Antitrust contro il principio di 'dignità' della professione legato a un minimo di retribuzione dell'attività peraltro stabilito dall'art. 36 della Costituzione, che evidentemente si deve applicare a tutti meno che a noi professionisti".         

"I nostri rapporti analitici -spiega la nota- realizzati con il Cresme, la richiesta reiterata di una vera politica di rigenerazione urbana, la necessità di investire sui nostri mestieri e di non essere come sempre esclusi dalle politiche degli incentivi hanno in questi anni raccontato la miopia di governi che emarginano le migliori energie, incapaci di uscire da politiche tradizionali e progettare il futuro".         

"Ora che gli organi di stampa e personalità pubbliche -conclude la nota- sembrano aver compreso l'allarme degli architetti italiani, ovvero che mentre si discuteva dell'art. 18 centinaia e centinaia di migliaia di persone rimanevano senza lavoro, il governo intende finalmente intervenire?". 

 

 

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