Nel febbraio 2022 le attività promosse dal Dipartimento Internazionalizzazione, cooperazione internazionale ed esportazione del lavoro si sono trovate improvvisamente nella necessità di essere radicalmente ripensate. La Russia ha invaso l’Ucraina.

La percezione immediata è stata che il conflitto generato dall’aggressione non potesse essere classificato come “regionale”, che riguardasse invece direttamente l’intera Europa e i suoi delicati equilibri progressivamente assestati con la fine dell’ultimo conflitto mondiale. Nel secondo dopoguerra sono avvenuti scontri anche al confine con l’Italia, si pensi al dramma dei Balcani per tutti gli anni ’90 con il processo di dissoluzione della Jugoslavia, ma gli Stati convolti – Ucraina e Russia – e le ragioni della guerra hanno subito fatto maturare la presa d’atto del nostro diretto coinvolgimento.

Alla consapevolezza della grave crisi in corso si è aggiunta la necessità di essere solidali con la popolazione ucraina vessata dall’invasione.

Oltre alle distruzioni e morti interne - la guerra genera disinformazione e ancora oggi non è possibile ricavare dati attendibili delle molte decine di migliaia di morti e feriti - il conflitto ha provocato milioni di rifugiati.

I dati più recenti dell’UNHCR, censiscono dopo 20 mesi di guerra il permanere di quasi dieci milioni di profughi: 3.674.000 sfollati interni e 6.232.000 rifugiati all’estero di cui 5.840.000 in Europa, in Italia 187.150. La comunità degli architetti italiani fin dalle prime ore del conflitto si è offerta di aiutare concretamente i colleghi attraverso un supporto che non fosse solo espressione di solidarietà.

Come responsabile del Dipartimento ho ricevuto molte sollecitazioni e manifestazioni di disponibilità.

Delle migliaia di profughi in arrivo una parte era costituita da professionisti che hanno dovuto improvvisamente interrompere la propria attività a causa dell’invasione. La naturale risposta degli studi italiani è stata quella di mettere a disposizione le proprie strutture.

Come prima immediata azione il CNAPPC si è attivato per fornire indirizzi operativi di supporto per gestire le fasi di accoglienza dei rifugiati in Italia: a inizio maggio 2022 sono state pubblicate le “Linee guida per l’accoglienza di professionisti e studenti ucraini presso le realtà professionali italiane”.

Obiettivo è stato fornire una ricostruzione del quadro normativo, indicare le possibili modalità di accesso all’esercizio della professione di architetto e all’utilizzo di locali e risorse degli studi professionali nel territorio nazionale, evidenziando gli adempimenti e le accortezze da seguire.

Alla presentazione delle Linee guida, l’incontro con l’Ordine di Roma e con i primi studi ospitanti e rifugiati ha rilanciato il progetto per favorire oltre all’accoglienza opportunità lavorative.

Si è formato un gruppo di lavoro che ha coinvolto il Dipartimento per le Politiche Giovanili e il Servizio Civile Universale della Presidenza del Consiglio dei Ministri, che ha finanziato 10 borse di studio, e l’Ambasciata d’Ucraina in Italia, che ha individuato molte aree distrutte dall’invasione russa.

Obiettivo era attivare dieci workshop con il fine di mettere a sistema - attraverso la collaborazione con realtà professionali italiane e altrettanti giovani rifugiati - creatività, progettualità e cooperazione in modo da definire una visione per la ricostruzione post bellica delle città ucraine.

Ulteriore obiettivo realizzato naturalmente è stato costruire una comunità di accoglienza per i rifugiati in arrivo.

È stata potenziata la piattaforma “architettiecooperazione.org” del CNAPPC introducendo un sistema di scambio tra rifugiati e potenziali soggetti ospitanti, sono state bandite borse di studio per le quali sono risultati idonee cinque giovani professioniste.

Presso l’Ordine degli Architetti PPC di Roma è stato organizzato un seminario di formazione all’avvio dei lavori e, al compimento dei primi 4 mesi dei workshop, una mostra dei progetti presenti in questa pubblicazione, cui sono seguiti ulteriori quattro mesi di sviluppo degli stessi.

La mostra è stata esposta anche alla Biennale di Venezia e al Congresso Mondiale dell’UIA a Copenhagen, ed ora è previsto che diventi itinerante presso gli Ordini provinciali e chi ne farà richiesta, per far conoscere l’esperienza davvero straordinaria delle cinque giovani professioniste e degli studi italiani ospitanti.

Quando Design for Peace è stato progettato, avevamo pensato che la mostra dei progetti, nella primavera del 2023 a un anno dal conflitto, potesse coincidere con la fine del conflitto e il ritorno in una Ucraina libera e pacificata delle giovani professioniste coinvolte, per iniziare il cammino di ricostruzione fisica e della memoria storica del proprio Paese.

Da allora sono passati diversi mesi e il conflitto prosegue in tutta la sua drammaticità, arrivando quasi a farci perdere l’iniziale carica emotiva per quella speciale assuefazione generata dalla lettura quotidiana delle notizie. Non solo, il 7 ottobre si è riacceso in modo drammatico il conflitto arabo-israeliano. Commentatori autorevoli come Thomas Friedman sul NYT asseriscono che la fase storica che stiamo vivendo, della quale l’invasione russa e il conflitto in Palestina sono gli indicatori principali, vede un cruciale riassestamento degli equilibri mondiali associabile come portata a quanto avvenuto nel 1945 e nel 1989.

Progetti come Design for Peace possono rappresentare un piccolo ma significativo segno di pace.

L’essenza della missione della nostra professione, nel generare relazioni umane attraverso la qualità dello spazio costruito, dimostra come questa sia naturalmente un mestiere di forte impegno sociale.

Questa piccola pubblicazione vuole essere un punto di partenza e non di arrivo di Design for Peace, per raccogliere la sfida che i cinque progetti, tutti di grande qualità, oggi ci lasciano: la prima è promuovere la loro realizzabilità operando anzitutto per la fine del conflitto; la seconda è reinventare il progetto nelle numerosissime aree di conflitto, per favorire progetti di pace attraverso le competenze del mestiere di Architetto, Pianificatore, Paesaggista e Conservatore.

ON NEWS anticipa il testo introduttivo di Marcello Rossi al volume “Design for Peace. Un Progetto della comunità degli Architetti PPC per la pace, l’accoglienza e la ricostruzione”.


Marcello Rossi
Responsabile Dipartimento Internazionalizzazione, cooperazione internazionale ed esportazione del lavoro

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