Ci ha lasciato un'altra protagonista della cultura architettonica del dopoguerra italiano, Matilde Baffa, una delle poche donne che dalla fine degli anni Cinquanta era riuscita a ritagliarsi uno spazio tutto personale tra la professione d'architetto e l'accademia, giungendo, con la sua gentile perseveranza e vivace acume, a ricoprire il ruolo di professore ordinario di Composizione architettonica e urbana al Politecnico di Milano.
Classe 1930, Baffa si laurea al Politecnico di Milano nel 1956 iniziando da subito una collaborazione con la rivista Casabella Continuità, quella diretta da Ernesto Nathan Rogers, vivendo così, fin dagli esordi della sua carriera di progettista e studiosa, quel clima di fermento e internazionalità che permeava l'entourage dei BBPR e dell'ambiente milanese legato al Movimento Studi Architettura a cui lei stessa aderirà e a cui dedicherà nel 1995 il bel volume omonimo curato a più mani con altre due importanti studiose e docenti universitarie, Corinna Morandi e Sara Protasoni, e lo storico dell'architettura Augusto Rossari.  
Dagli esordi come assistente di Rogers alla Facoltà di Architettura di Milano (1960-62) e poi di Franco Albini all’IUAV dal 1958, la sua carriera didattica proseguirà poi autonomamente dalla fine degli anni Sessanta divenendo per un decennio (1986-1996), presidente dell’Indirizzo di Progettazione architettonica e successivamente (1996-97) presidente del Corso di Laurea in Progettazione architettonica della Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano. Mai stanca della ricerca e dell'approfondimento, ha proseguito costantemente nell'attività pubblicistica rivolta soprattutto ai fondamenti teorici del progetto di architettura, con particolare riferimento all’eredità del Movimento Moderno in scritti individuali ma anche spesso corali.
L'attività professionale si è svolta in parallelo a quella accademica condividendo la propria ricerca, soprattutto rivolta all'edilizia sovvenzionata e ai concorsi pubblici, con il marito, l'architetto Ugo Rivolta, scomparso anni fa e a cui è stato dedicato, su impegno della stessa Baffa, il “Premio europeo di architettura Ugo Rivolta”, sostenuto dall'Ordine degli Architetti PPC di Milano, quest'anno alle sesta edizione. Un premio importante anch'esso seguito in prima persona dalla progettista e dal figlio Giovanni Rivolta (studio A4A) perché pensato "per divulgare i migliori progetti di edilizia sociale realizzati in ambito europeo negli ultimi cinque anni e per rafforzare l’impegno a candidarsi come riferimento internazionale per la ricerca e il dibattito, focalizzando l’attenzione verso la qualità complessiva dell’ambiente costruito e la sostenibilità del progetto architettonico".
Insomma, una vita spesa nel senso di un'etica dell'architettura e della progettazione, per le nuove generazioni, per quelli meno fortunati, per tutti, per il nostro paesaggio. Nella certezza di dover fare, sempre, con intelligenza gentile.
Maria Vittoria Capitanucci


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