Un uomo profondamente legato alle sue radici e all’impegno sociale. È questo il ritratto di Diego Birelli emerso dalla tavola rotonda che si è tenuta a Venezia a conclusione della mostra “Diego Birelli graphic designer” organizzata dall’Archivio Progetti Iuav che ha recentemente acquisito il fondo Birelli.
Esposti manifesti realizzati per il Partito Comunista Italiano, Partito di Unità Proletaria e Democrazia Proletaria. I giornali Libertà al Cile a sostegno della repubblica di Allende realizzati per la Biennale del ’74. I lavori di grafica editoriale per Marsilio, Electa – rinata nel 1965 con Giorgio Fantoni, che lo scelse come primo designer della nuova casa editrice – Alfieri, Touring Club Italiano e Albrizzi editore, da lui fondata nel 1982. Tutti documenti che fanno luce sulle relazione fra il progettista, il mondo editoriale, i movimenti culturali e politici, le istituzioni e il panorama del graphic design locale e internazionale.
Intellettuale organico, come lo definisce l’architetto Gianluigi Pescolderung, Birelli era capace di generare il cambiamento e rischiare, pur non dimenticando la formazione acquisita frequentando il primo corso di Disegno Industriale istituito a Venezia nel 1960, diretto da Renzo Camerino, preside dell’istituto d’Arte cittadino, con la collaborazione di Giuseppe Ciribini, Angelo Pupi e Giovanni Romano.
Quando a ventisei anni si iscrisse al CSDI, l’insegnamento del graphic design non era ancora previsto – fu inserito nei programmi di studi solo nel 1962 e la docenza fu affidata a Massimo Vignelli – ma quel percorso formativo gli lasciò la consapevolezza di svolgere un mestiere; la capacità di risolvere i problemi del committente con l’uso della tecnica; l’interesse per lo studio della città, del tessuto urbano, dell’immagine e dell’identità di un territorio.
La mostra è stato un primo tentativo di contestualizzare l’opera di Diego Birelli all’interno del panorama contemporaneo della progettazione grafica nazionale e del fermento vissuto dalla disciplina nella città di Venezia.
Rossana Certini

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