Il Sole 24Ore Edilizia e Territorio 
4 luglio 2016
Massimiliano Carbonaro

 

Il verde come strumento di comunicazione e non solo come necessità o obbligo all'interno di una riqualificazione di un'area industriale: è stato questo il filo conduttore del simposio tenutosi a Milano il primo luglio dal titolo Brand & Landscape nell'ambito della XXI Triennale internazionale e organizzata dal Consiglio nazionale degli architetti insieme a Paysage. 

Un nuovo paesaggio frutto di un'attenta progettazione può superare e probabilmente deve superare l'idea fin qui dominante ma semplicistica "dell'area a verde". Entrati in una fase dove la riqualificazione vuole anche dire attenzione a non consumare nuovo suolo e soprattutto dove le azioni delle aziende sono sempre più mediatiche e social, l'attenzione al paesaggio è un valore di cui le imprese che trasformano i luoghi dove producono si stanno impadronendo. (...) Durante il simposio meneghino è stato anche assegnato il Brand&Landscape award, che ha visto trionfare il progetto relativo all'headquarter di Prada a Valvigna (Arezzo) realizzato dallo studio Canali associati «per la speciale qualità del rapporto fra l'immagine di un'impresa e il progetto di paesaggio come elemento qualificante di armonia e sviluppo nell'ambiente di lavoro».

(...)

Le necessità del settore

È perfettamente coscio del problema l'architetto Francesca Simonetti dell'Ordine degli architetti e pianificatori della provincia di Milano.

"Il punto fondamentale – ha commentato – è la progettazione integrata. Lo sviluppo intelligente della progettazione del paesaggio è basato sulla capacità di coinvolgere competenze e sensibilità multidisciplinari". In perfetta sintonia l'architetto Alessandro Marata dell'Ordine nazionale degli architetti e pianificatori paesaggisti. "È vero che le parole sostenibilità e rigenerazione sono molto di moda. Ma sono anche un ineludibile percorso verso lo sviluppo sostenibile. 

Pensiamo che insieme alla legge consumo del suolo servirebbe una legge sulla rigenerazione del costruito, il riuso deve andare di pari passo con l'attenzione del suolo. Soprattutto servirebbe un percorso analogo a quanto fatto in Francia che ha istituito un'agenzia nazionale per la riqualificazione urbana. Ci sono in gioco le opere incompiute, le aree militari, i complessi industriali dismessi. Ovviamente non tutto si può recuperare ma alcuni ambiti sì e subito. Si può pensare anche ad un riuso solo temporaneo come avviene in Francia e in Germania, altrimenti con i tempi tutti italiani per ogni comparto ci vorranno 10-15 anni".

 

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