Il Sole 24Ore Edilizia e Territorio
11 luglio 2016
Franco Tanel

 

Che cosa ci insegnano le esperienze di rigenerazione urbana di Essen ed Amburgo, ma anche quelle di Nantes, Helsinki, Malmö o Friburgo? Sostanzialmente che solo attraverso una programmazione almeno ventennale e una coerente visione strategica del futuro del territorio e delle città è possibile intervenire con successo, e che l'intervento pubblico, con una legislazione ad hoc e un impegno finanziario commisurato all'obiettivo è fondamentale.

Sono questi i temi al centro della seconda Conferenza Internazionale che la Biennale di Architettura "Barbara Cappochin" e l'Ordine degli Architetti Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori dedica alle "Capitali verdi europee" per promuovere un confronto sulla rigenerazione urbana sostenibile intesa come politica strategica per ridisegnare le nostre città da oggi al 2050.

«Nella passata edizione della Biennale siamo partiti con le analisi degli ecoquartieri più innovativi a livello europeo - spiega Giuseppe Cappochin, presidente della Fondazione Barbara Cappochin e del Consiglio nazionale degli architetti - e abbiamo visto paesi diversi con economie e politiche diverse, ma tutti con una serie di principi comuni, il primo dei quali è avere una visione strategica del futuro, cioè quella che sarà la città nel 2050. Tutta la loro impostazione parte da questo principio, e questa scelta è rafforzata dalla analisi che stiamo facendo con questa seconda edizione dedicata alle capitali verdi europee. Siamo stati a Nantes, a Essen ad Amburgo e a Lubjana, domenica saremo a Bristol». 

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Ma cosa si fa in Italia? «Ho potuto parlare recentemente con il ministro Graziano Delrio - racconta il presidente Cappochin - e lo ho trovato molto attento a queste tematiche e aperto alla collaborazione. Il 23 giugno abbiamo costituito un gruppo di lavoro specialistico a livello nazionale, che sta definendo adesso, anche sulla scorta di queste esperienze internazionali, quelle che potranno essere le azioni legislative da fare. Ma siamo davvero appena partiti. Noi vorremmo portare questo documento in approvazione alla conferenza nazionale degli Ordini a metà ottobre e fare un grosso evento divulgativo entro il mese di novembre. Vogliamo fare una proposta che parte da principi ben definiti e suggerisce soluzioni concrete, mutuando le esperienze che abbiamo già viste applicate con successo all'estero, fatti i dovuti aggiustamenti per adattarle alla nostra situazione: ad esempio, in Italia la proprietà privata, a differenza di quanto accade all'estero, è molto frammentata e questo non aiuta. Analizzando il tutto, si può fare comunque molto meglio di adesso ma soprattuto avere una visione di città futura. Conto di poter esporre i nostri studi e i nostri suggerimenti a breve anche al ministro».

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Consumo di suolo, Architetti: ‘il ddl discenda da una visione strategica delle città’

edilportale.com 
11 luglio 2016
Rossella Calabrese

“Il vero problema - continua Cappochin - è a monte: il contenimento del consumo di suolo deve essere, come accade dei più avanzati Paesi europei, la logica conseguenza delle politiche di rigenerazione e non imposto per leggesenza un adeguato progetto anche economico di rigenerazione”.

“Serve, dunque, promuovere nuove politiche di rigenerazione urbana finalizzate non solo al recupero edilizio delle nostre città, alla messa in sicurezza ed alla riabilitazione energetica del patrimonio edilizio, ma anche all’inclusione sociale, alla riqualificazione ecologica ed ambientale degli spazi urbani e dei territori metropolitani, alla mobilità sostenibile”.

“Gli architetti italiani sono disponibili a partecipare al ciclo di audizioni sul Ddl sul consumo di suolo che sono state annunciate, per poter mettere a disposizione del Parlamento le loro competenze ed avanzare le loro proposte al fine che un provvedimento così importante venga ulteriormente migliorato”.

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