Corriere della Sera 
23 febbraio 2016
Pierluigi Panza

La XV Biennale di architettura, che dal 28 maggio presenterà i padiglioni di 61 Paesi oltre alla mostra del curatore Reporting from the front e a progetti speciali (Reporting from Marghera a cura di Stefano Recalcati, un’esposizione sulle arti applicate con il Victoria and Albert Museum e una sull’habitat con la London school of Economics curata da Ricky Burdett) avrebbe l’ambizione di contribuire a superare l’attuale fossato tra architettura e società civile. Un fossato che alla fine degli anni Settanta non c’era. 

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L’architettura del quotidiano. Ecco la Biennale di Aravena

Corriere del Veneto 
23 febbraio 2016
Fabio Bozzato

«A cosa serve l’architettura?» si chiede Alejandro Aravena, direttore della 15ma edizione della Biennale a Venezia. La risposta? «L’architettura dà forma ai luoghi dove viviamo. Niente di più, ma neanche di meno». E aggiunge: «Nel farlo, risponde ai nostri bisogni, quelli concreti e quelli intangibili, tutti necessari per vivere». (...) Architettare il quotidiano, dunque. Vale a dire progettare le nostre necessità e nel modo meno prevedibile. Spiega Paolo Baratta, presidente della Biennale: «Abbiamo lamentato più volte lo scollamento tra architettura e società civile: oggi cerchiamo messaggi incoraggianti. E capire come sono nati, che dinamiche hanno innestato, con che conseguenze». Per questo il progetto tra Giardini e Arsenale correrà lungo una mappa lessicale, cioè le domande dell’architettura: diseguaglianze, migrazioni, periferie, informalità, criminalità, segregazione, questioni igienico-sanitarie, alloggi. 

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L’architettura può sconfiggere la disuguaglianza

la Repubblica 
23 febbraio 2016
Francesco Erbani

È una Biennale che non espone. Propone domande e fa sfilare esperimenti e soluzioni possibili. (...)

Reporting from the front – questo il titolo della prossima Biennale – chiama a raccolta una novantina di espositori, un terzo dei quali sotto i quarant’anni. Mostreranno come hanno interpretato le espressioni chiave indicate da Aravena. Non ci sono immagini che anticipino i progetti. Salvo una, introduttiva: una foto scattata da Bruce Chatwin che ritrae un’archeologa tedesca, Maria Reiche, sopra una scala d’alluminio che osserva i tracciati di pietre del deserto peruviano di Nazca raffiguranti uccelli, giaguari, alberi e fiori. Spiega Aravena: «Nessuno di noi stando a terra vede altro che pietre, ma da lassù le figure appaiono evidenti: ecco cosa chiediamo a chi espone alla Biennale, chiediamo di fornire proposte, interpretazioni che non riusciamo a percepire ».

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Aravena: la mia Biennale sarà raccontata da chi sa guardare lontano

Il Sole 24Ore Edilizia e Territorio 
23 febbraio 2016
Mariagrazia Barletta

Una signora in piedi su una scala in metallo, che scruta il terreno. È il simbolo della 15esima mostra internazionale di Architettura 2016, presentata ieri nel dettaglio a Venezia dal presidente Paolo Baratta e dal curatore e premio Pritzker 2016 Alejandro Aravena, che hanno annunciato anche i nomi dei partecipanti. 

Per l'Italia ci saranno Architecture and Vision, diretto da Arturo Vittori, uno studio che spazia tra progetti di arte e di architettura, cercando soluzioni capaci di equilibrare l'estetica con istanze ecologiche ed economiche; e poi le esperienze del gruppo di giovani progettisti di G124, rinnovato ogni anno, e messo in piedi dal senatore a vitaRenzo Piano per aiutare la rigenerazione delle periferie. Ed ancora: lo studio italo-spagnolo Barozzi-Veiga, lo studio C+S Architects di Treviso, fondato da Carlo Cappaie Maria Alessandra Segantini, lo studio italo-francese Lan di Umberto Napolitano e Benoît Jallon, Maria Giuseppina Grasso Cannizzo, Renato Rizzi e Tamassociati, di cui fa parte Simone Sfriso, curatore del Padiglione Italia. 

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