la Repubblica
22 settembre 2015
Matteo Macor

 

Chissà che non c’entrino qualcosa i moli sotto casa e il salino nell’aria, ed essere cresciuti guardando il mondo di passaggio e le navi arrivare e partire. Il maestro Eduardo Souto de Moura è nato, vive e lavora in un porto (ma di fiume, Oporto), sull’ultimo tratto di Douro prima che il “Rio” sbocchi nell’Atlantico, e a cercarlo per un’intervista pare di avere a che fare con lo stesso understatement tipico dei genovesi. Non ama comparire (non ha un sito web, figurati i social), non ama le interviste (è difficile da stanare persino il suo ufficio stampa), e quando parla del suo lavoro preferisce sminuirlo. È un anti-archistar che parla di rado, e le occasioni migliori per capire di più del suo personaggio sono le conferenze che tiene in giro per il mondo. Incontri aperti al pubblico, con un linguaggio per tutti, come quella in programma oggi a Palazzo Ducale: l’ultima delle grandi “Lezioni di Architettura” (il via alle ore 17,45) curate quest’anno dalla Fondazione Ordine degli Architetti di Genova.

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