la Repubblica

26 novembre 2014

Renzo Piano

 

Quando il presidente Giorgio Napolitano mi ha nominato senatore a vita non ho chiuso occhio per una settimana. Mi domandavo: io, un architetto che la politica la legge solo sui giornali, cosa posso fare di utile per il Paese? Un Paese bellissimo e allo stesso tempo fragile. Sono state notti di travaglio ma alla fine si è accesa una lampadina: l'unico vero contributo che posso dare è continuare a fare il mio mestiere anche in Senato e metterlo a disposizione della collettività. Mi sono ricordato di una scena del film Il postino con Massimo Troisi, quando il personaggio di Pablo Neruda spiega: sono poeta e mi esprimo con questo linguaggio. Io invece sono un geometra genovese che gira il mondo e costruisco usando il linguaggio che conosco, quello dell'architettura. Ecco cosa posso fare.

Mi son detto: l'architetto è un mestiere politico, dopotutto il termine politica deriva da polis che è la città. La risposta come la intendo io è questa: quello che farò è un progetto di lungo respiro, come la carica di senatore a vita impone. Ma quale progetto?

Dagli studi liceali è affiorato alla memoria il giuramento degli amministratori agli ateniesi: prometto di restituirvi Atene migliore di come me l'avete consegnata. Per tutte queste ragioni ho pensato di lavorare sulla trasformazione della città, sulla sua parte più fragile che sono le periferie dove vive la stragrande maggioranza della popolazione urbana. Credo che il grande progetto del nostro Paese sia quello delle periferie: la città del futuro, la città che sarà, quella che lasceremo in eredità ai nostri figli. 

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«Il rammendo delle periferie per le città del futuro»: Piano racconta un anno di G124

 

Il Sole 24Ore Edilizia e Territorio

27 novembre 2014

Alessia Tripodi

 

«Siamo andati a scoprire le scintille d'energia nascoste nelle periferie, per riqualificare e dare nuova dignità a luoghi che, nonostante tutto, possiedono una loro bellezza. Ma ora basta con la costruzione di nuove periferie: dobbiamo trasformare ciò che c'è, costruire sul costruito. Solo così potremo avere città davvero sostenibili». Così Renzo Piano ha sintetizzato un anno di lavoro dei giovani architetti di G124 - il Gruppo di lavoro da lui promosso e finanziato con lo stipendio da senatore a vita - in occasione della presentazione a Palazzo Giustiniani a Roma del rapporto "Periferie", che raccoglie le esperienze di «rammendo urbano» realizzate a Roma, Catania e Torino (clicca qui per scaricare il testo). Progetti di riqualificazione partecipata che hanno coinvolto la popolazione nella creazione di laboratori e nel recupero di spazi pubblici per la socialità.

Proprio i giovani architetti del team di Piano sono stati protagonisti dell'evento di presentazione svoltosi a Roma, al quale hanno partecipato anche il presidente del Senato Pietro Grasso, e il ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini, oltre ai rappresentanti delle amministrazioni locali che hanno contribuito alla realizzazione dei progetti nelle periferie.

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Recupero periferie, Freyrie: finalmente il ruolo dell'architettura torna di attualità 

 

il ghirlandaio.com

27 novembre 2014

 

"Finalmente il tema dell'importanza del progetto e del ruolo dell'architettura, nel suo essere al servizio della società civile torna ad essere di attualità, mostrando la sua fondamentale importanza".

Così Leopoldo Freyrie, presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori in occasione della presentazione del primo rapporto annuale dedicato dalle "Periferie", realizzato dal "Gruppo di lavoro G124" guidato dall'architetto e senatore a vita Renzo Piano.

"Iniziative come queste dimostrano la funzione che l'architettura può svolgere nel nostro Paese, recuperando, attraverso progetti di rigenerazione, il rapporto con i bisogni dei cittadini, forse dimenticato dopo anni di architettura magniloquente, ed il confronto con le comunità".

 

 

L'architetta del film: «In periferia serve una come Cortellesi». Guendalina Salimei, interpretata dall'attrice: «Ascoltate la gente e creare connessioni» 

 

Corriere della Sera

28 novembre 2014

Marco Demarco

 

Va spesso all'estero e non soffre di nostalgia. Quando è a Parigi, Bratislava o Hanoi non le manca l'aria di casa, non compensa annusando foglie di basilico. E a Roma, la sua città, mai è rimasta per strada perché due balordi le hanno rubato il motorino. Ha talento come Serena, la giovane architetta di Scusate se esisto , l'ultimo film-commedia di Riccardo Milani, ma a differenza di lei, anche negli anni degli esordi, non è mai stata così spiantata. «La cameriera per pagarmi l'affitto non l'ho mai fatta», dice. Guendalina Salimei è l'ultima stella, in ordine di tempo, dell'architettura italiana. Il Corriere di Roma le ha appena dedicato un editoriale accostandola a Zaha Hadid. Già sei anni fa, Luigi Prestinenza Puglisi la definì «punta di diamante» delle donne progettiste. Ora la gloria mediatica grazie a Paola Cortellesi, che ha portato la sua storia (professionale) sullo schermo. 

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