Chieti ottava tappa, per le regioni Abruzzo e Molise, del percorso di avvicinamento al Congresso Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori in programma a Roma dal 5 al 7 luglio prossimi. Un percorso nel quale il Consiglio Nazionale degli Architetti e gli Ordini territoriali hanno coinvolto, in tutta Italia, sul tema delle città del futuro, i cittadini, i rappresentanti delle Istituzioni e delle Autonomie locali, della politica, della cultura, dell’economia e le associazioni. Filo conduttore di questi incontri, la consapevolezza della peculiarità e della eterogeneità delle città e dei territori italiani, e quindi dei loro bisogni, e la convinzione che l’architettura rappresenti un bene comune dal punto di vista culturale, sociale ed economico.
Dopo questo vero e proprio ascolto del territorio, dal Congresso di luglio saranno lanciate una serie di proposte per realizzare una politica strategica per le città con l’auspicio che il nuovo Governo sia più sensibile su queste tematiche che, invece, di fatto, sono state del tutto assenti dalla recente campagna elettorale.

Proprio per conoscere meglio i bisogni, le criticità e le prospettive dei territori del Paese il Consiglio Nazionale degli Architetti ha commissionato al Cresme una ricerca sulla situazione economica delle regioni che ospitano via via le 14 tappe di avvicinamento al Congresso.

Secondo gli analisti del Cresme, l’economia dell’Abruzzo ha mostrato, nel 2017, segnali di rafforzamento, dopo l’impatto forte della recessione globale cui si sono aggiunti gli effetti del sisma. I primi tentativi di ripresa si sono avviati grazie all’attività delle grandi imprese industriali orientate ai mercati esteri, ma nei mesi più recenti anche le imprese di taglio più modesto iniziano a beneficare di una ripresa della domanda interna. Un dato significato riguarda il turismo tornato a crescere nel corso dell’estate, un dato sostenuto dall’aumento del 15% del traffico passeggeri, nazionali e internazionali, nell’aeroporto di Pescara. Quello dell’Abruzzo è uno scenario di ripresa nel quale permangono segnali di fragilità, soprattutto per quanto riguarda la domanda privata. Un dato che si riflette in un settore delle costruzioni ancora in difficoltà, dove le risorse e l’attività di recupero concentrate nei territori del cratere del sisma non riescono a sostenere un calo dell’attività negli altri territori. Il tasso di disoccupazione in regione è cresciuto fino al 2015, attestandosi sul 12,6% nel 2014, raggiungendo il livello massimo, per ridursi solo dal 2016 e attestarsi all’11,7% nel 2017, mezzo punto percentuale sopra la media nazionale. Dinamica simile per il tasso di disoccupazione giovanile, che nel 2015 ha raggiunto il 48%, quando la media nazionale era scesa al 40% dal 43% del 2014, ma il margine di miglioramento nel periodo successivo è stato molto brillante in regione, perdendo 10 punti percentuali per attestarsi sul 38,8% nel 2016, un punto in più della media nazionale.

Il valore della produzione delle costruzioni in Abruzzo nel 2017 è stato pari a 3,5 miliardi di euro, poco meno del 3% del totale nazionale. La stima degli investimenti delinea l’avvio di una fase di fuoriuscita dalla crisi ancora assai incerta, con una alternanza di tentativi di crescita e nuove flessioni e con profonde variabilità settoriali e un livello degli investimenti che fatica a recuperare i margini persi nel corso della crisi settoriale.

Particolarmente instabile la dinamica del segmento infrastrutturale che, alla fine del 2017, risulta ancora inferiore del 30% rispetto ai livelli 2003, ma anche quello abitativo che, malgrado gli interventi per la ricostruzione, oltre agli incentivi al rinnovo, è pari oggi a un quarto rispetto al livello pre-crisi (e pre-sisma). Infine, per il segmento dell’edilizia non residenziale, la riduzione accumulata dal 2006 è superiore al 20%. Nel 2017 il mercato regionale è quantificato in 4701 gare e 310 milioni, quantità rispettivamente in crescita del 10% e in calo del 45% rispetto al 2016, un anno in cui si erano fatti sentire gli effetti delle novità normative in ambito di attività appaltistica e di finanza pubblica, a frenare la domanda. Nel 2017 la crescita numerica è tutta da ricondurre ai micro appalti, e a
quelli medio grandi, mentre le classi di importo maggiore subiscono il calo più importante, determinando così la forte contrazione delle risorse in gara

Non dissimile la situazione del Molise che nel corso del 2017 mostra una prosecuzione del trend di crescita in atto dal 2015, ma il ritmo è moderato e soprattutto non definisce ancora un quadro solido sotto diversi punti di vista. La ripresa è trainata dall’attività delle grandi imprese industriali, specie di quelle con una maggiore apertura verso i mercati esteri, in un contesto in cui la domanda interna rimane debole, dopo un 2016 in cui i consumi sono stati poco più che stagnanti. L’instabilità della crescita economica trova riscontro nella recente forte frenata dell’export, - 30% nel 2017, legata al calo delle vendite di prodotti dell’industria metallurgica, settore altamente volatile. A questo si aggiunge un processo di accumulazione di capitale ancora debole, legato alle incerte prospettive della domanda, come dimostra un significativo numero di imprese che hanno rivisto i relativi piani di investimento ridimensionandoli e un settore delle costruzioni molto instabile.

Lo stato di instabilità della ripresa dell’economia molisana trova riscontro in un mercato del lavoro che nel 2017 segna un numero di occupati in calo, dopo un triennio espansivo, caratterizzato però da sensibili variabilità tra i vari settori di attività economica. Il tasso di disoccupazione in regione è salito al 15,6% nel 2013, raggiungendo il livello massimo, iniziando a ridursi dal 2014 e attestandosi nel 2017 sul 14,1%, tre punti percentuali sopra la media nazionale. Il tasso di disoccupazione giovanile nel 2014 ha raggiunto il 49,3, ma il margine di miglioramento nel periodo successivo è stato più brillante con una riduzione di 10 punti percentuali in due anni: nel 2016 si è ancora sul 39%, poco distante dalla media nazionale.

Il valore della produzione delle costruzioni in Molise nel 2017 è stato pari a poco più di 800 milioni, meno dell’1% del totale nazionale. La stima degli investimenti delinea l’avvio di una fase di fuoriuscita dalla crisi incerta, con ampie variabilità settoriali e un livello di investimenti che fatica a recuperare i margini persi nel corso della crisi settoriale. Oggi è pari a un terzo rispetto ai livelli del 2008. Particolarmente instabile la dinamica del segmento abitativo e di quello pubblico. Per il mercato residenziale il gap accumulato dagli anni di massima espansione (2006) a oggi è pari al 48%; per le opere pubbliche, rispetto al 2008, è quasi pari al 60%. La migliore performance per il segmento dell’edilizia non residenziale, per il quale si stima una crescita del livello degli investimenti dell’ordine del 20% rispetto ai primi anni 2000, riflette l’impulso esercitato dal rinnovo. Un segmento edilizio, che potrebbe beneficiare degli incentivi per la messa in sicurezza gli edifici nelle zone sismiche, così come stabilito dalla ultima legge di stabilità.

Sul fronte delle opere pubbliche nel 2017 il mercato regionale è quantificato in 123 gare e 130 milioni quantità in forte calo rispetto al 2016, un anno in cui si erano fatti sentire gli effetti delle novità normative in ambito di attività appaltistica e di finanza pubblica, a frenare la domanda. E che non risulterebbero superati nella fase più recente.

Chieti, 15 marzo 2018.

 

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