“Il nuovo Codice degli Appalti disattende in modo clamoroso alcuni fondamentali principi della Legge delega nella quale erano confluite alcune proposte formulate dagli architetti italiani e dalla Rete delle Professioni Tecniche. Disattende, soprattutto, uno dei cardini della riforma, quello della centralità del progetto – pur se previsto l’affidamento dei lavori su progetto esecutivo e non più preliminare - e, conseguentemente, del concorso di architettura, relativamente al quale non ci sono strumenti per renderlo più credibile ed efficace. Se, da un lato, viene enunciata la necessità di porre il progetto al centro del processo di realizzazione dell’opera pubblica, dall’altro, il nuovo Codice abolisce la disciplina speciale del D.Lgs. 163/2006, trattando i servizi di architettura alla stregua di quelli generici come, ad esempio, quelli di ristorazione.”

Così il Consiglio  Nazionale degli architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori.

“E’ inaccettabile, poi, che il nuovo Codice preveda che un progettista possa prestare gratuitamente servizi, a sua cura e spese a titolo di sponsorizzazione: si tratta di un incentivo a chiedere prestazioni gratuite che sviliscono la professione e che favoriscono percorsi poco trasparenti. Uno svilimento che trova applicazione nell’immorale iniziativa del comune di Catanzaro che, non più di un mese, ha indetto un Bando per il conferimento di incarichi professionali a titolo gratuito per la redazione del Piano Strutturale Comunale, dimostrando con ciò una assoluta noncuranza verso la qualità delle opere pubbliche che intende realizzare e, di conseguenza, verso i diritti dei cittadini”.

“Dunque, un Codice degli Appalti con più ombre che luci”.

Ed ancora. “In  linea con gli orientamenti alla Legge delega, ci saremmo aspettati una maggiore concretezza – che manca - nella ridefinizione del ruolo del pubblico dipendente rispetto al libero professionista, con l’obiettivo di assegnare prioritariamente, al primo, le attività di programmazione e di verifica dell’intero processo di esecuzione di un opera pubblica (riconoscendogli gli incentivi del 2% a prescindere se esso sia un dirigente o un funzionario) ed, al secondo, la progettazione, la direzione ed il collaudo dei lavori. Ciò per interrompere una tendenza che porta sempre più spesso a sovrapporre l’affidamento della progettazione, della direzione dei lavori e del collaudo a dipendenti della stessa stazione appaltante o, addirittura, una inversione dei ruoli con l’affidamento della progettazione all’interno della pubblica amministrazione e le verifiche a liberi professionisti.”

“Va anche segnalato come non sia stato recepito l’obbligo di applicare il cosiddetto Decreto parametri a garanzia di una corretta stima dei corrispettivi per le gare di progettazione e di servizi di architettura e ingegneria; ciò contrariamente a quanto previsto per l’appalto delle opere che devono fare riferimento, ove presenti, ai prezzari regionali. I rischi non mancano: che venga sottostimato l’importo posto a base di gara; che le stazioni appaltanti, oltre a mortificare le prestazioni, possano ricorrere a procedure di affidamento errate quali, ad esempio l’affidamento diretto anziché la procedura negoziata o l’ asta pubblica, violando i più elementari principi di trasparenza.

Per gli architetti italiani, il nuovo Codice contiene indubbiamente anche elementi di positività.
Primo tra tutti il ruolo dell’ANAC, fondamentale per garantire trasparenza al settore dei Lavori Pubblici, a patto - però - che l’Autorità venga dotata delle risorse e degli strumenti per assolvere a compiti così importanti.
Certamente apprezzabile è anche la limitazione dell’appalto integrato e l’abbandono  quasi integrale degli affidamenti con il criterio del prezzo più basso anche se, va rilevato che il nuovo Codice consente una discrezionalità eccessiva delle stazioni appaltanti che mal si coniuga con il principio della trasparenza.
Positiva anche l’abolizione della cauzione provvisoria negli affidamenti di servizi di progettazione che elimina così un ulteriore balzello a carico dei professionisti, le cui attività progettuali sono già coperte da apposite polizze fideiussorie.
“Ci auguriamo - conclude il Consiglio Nazionale - che le criticità e le incongruenze segnalate vengano superate sia con il primo Decreto correttivo sia con le Linee guida che sostituiranno il vecchio regolamento. Come sempre gli architetti italiani sono pronti ad offrire il loro contributo propositivo”.


Roma, 20 aprile 2016

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